Occorrono due robusti penzoli di cavo d'acciaio, uno a dritta, l'altro a sinistra del paranco di scotta. E per assicurate la necessaria elasticità , viene teso un lungo cavo di dracon che, attraversando due pastecche, una a pie d'albero e l'altra a prora, viene messo in forza da un verricello. L'abbiamo provato, e sembra che funzioni bene. Vedremo con mare più grosso.
La sera si awista Minorca: sarebbe bello fermarsi a Port Mahon. Ma non c'è tempo. Il vento cala del tutto: ammainiamo lo spinnaker e per tutta la notte procediamo a motore, a regine di massima economia.
26 aprile
Al mattino presto siamo davanti a Maiorca: il mare è calmo come uno specchio, il cielo terso come un cristallo. Non una bava d'aria.
Mentre mi faccio la barba osservo dall'oblò un branco di delfini che si divertono a saltare fuori dell'acqua. Salgo in coperta.
L'aria comincia a muoversi leggerissime increspature vibrano nel sole. Alziamo il genoa leggero:
basta con il tran tran del motore. La barca scivola dolcemente. Il branco di delfini prima avvistato è venuto a darci il buongiorno: è un piacere vederli sfrecciare sotto il pulpito di prora e balzare fuori dall'acqua con il caratteristico sbuffo.
Il vento aumenta leva leva. Cambiamo il genoa leggero con il medio, e poi con il pesante. Si va bene, di bolina un pò lasca, col mare appena mosso e il vento teso: una meraviglia.
Il pomeriggio manovre per esercitazione con la squadra di guardia e quella di comandata.
Nove minuti e quaranta secondi per prendere la prima mano di terzaruoli, un minuto e quaranta secondi per toglierla.
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