Giorno dopo giorno si accumulava un distacco dal gruppo di testa, che arrivava a sfiorare le trecento miglia.
Fu presa allora una drastica decisione, e si puntò decisamente a Nord dell'ortodromia, dove accurati studi meteorologici precedenti lasciavano sperare in venti più robusti, che almeno dovevano compensare il conseguente allungamento di percorso. Si sali così in latitudine fino al 62° parallelo e, dopo un'altra settimana, quando si era molto più a Nord di tutta la flotta di 33 yacht s, si cominciò a recuperare a denti stretti il cammino perduto e successivamente ad awantaggiarsi tanto da passare tra i primi al difficile passaggio obbligato tra le isole Orcadi. Il morale dell'equipaggio, che mai peraltro aveva ceduto, era alle stelle! Navigando in vista della Norvegia, si veniva nuovamente superati dai "mostri", ma si era ormai prossimi al traguardo e, in tempo compensato, la regata era già praticamente vinta. Difatti all'arrivo, dopo le ultime duecento miglia di navigazione tormentata da vento di burrasca
in prua e correnti decisamente sconosciute a noi mediterranei, nei canali dragati dello Skagen, si precedeva in tempo corretto "Germania IV" di 7 ore, "Kialoa" di 16 ore, "Ondine" di 23 ore e "Stormvogel" di 24 ore.
Il compianto dott. Beppe Croce, allora presidente della F.I.V., venuto a stringere la mano all'equipaggio a Travemunde, così scriveva su una rivista nautica dell'epoca: "è stato in realtà molto commovente per me, pur abituato da anni a questo tipo di cose, vedere l'unica barca italiana concorrente impavesata per la grande vittoria, centro di attenzione di un enorme pubblico di appassionati, attrazione numero uno di un paese che conosce e capisce i pericoli e le difiìcoltà del mare e sa compiutamente apprezzare una impresa di grandissima portata internazionale "Stella Polare" , si sa, non è nata per vincere le regate: é una nave scuola creata per formare dei marinai e dei caratteri, non per battere dei records o per competere contro le "racing machines" che uno" sfruttamento abnorme
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