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Antonello è stato uno dei più straordinari uomini – o meglio ragazzi, perché tale è rimasto fino alla fine - che ho conosciuto, e ne ho conosciuti parecchi. Me ne sto accorgendo in questa tremenda giornata, come sempre succede quando le cose e le persone svaniscono. Era al contempo una persona di eccezionale intelligenza – la sua prontezza di assimilazione e di elaborazione di situazioni e fatti era assolutamente fuori del comune – di enorme e incondizionata generosità, di grande solarità – tutti noi lo ricordiamo mentre sorrideva, per qualsiasi motivo, anche per il piacere un po’ fanciullesco che gli dava incontrare gli amici – di immensa dignità e di uno speciale attitudine a non pesare sugli altri. Era onesto fino al parossismo, incapace di accettare i compromessi e le mediocrità della vita, specie di quella sgangherata che ci circonda, e questo si coniugava con una profonda pietà e partecipazione per tutti coloro che non avevano avuto fortuna, gli “sfigati” per qualsiasi motivo. Tante sue posizioni para - ideologiche, in realtà umanistiche nel senso più concreto del termine, che suscitavano più di un’alzata di sopracciglia nel nostro ambiente, erano dovute a questa sua attitudine compassionevole che lo facevano partecipare con intensità ai guai degli altri, combinata con un assoluto e tutto sommato giustificato disprezzo per le furbizie, i sotterfugi, gli imbrogli di grande e piccolo cabotaggio. Non conosceva o non accettava i compromessi e le malizie truffaldine come non li conoscono i giovani, i giovani entusiasti e per bene in particolare. Forse per questo piaceva molto ai ragazzi, che ne subivano il fascino un po’ spavaldo e donchisciottesco e avrebbero voluto imitarlo.
Ma era difficile, perché per continuare a attraversare l’esistenza con il successo che tutto sommato ha sempre avuto - ne avrebbe potuto avere di più se solo si fosse mostrato più “resiliente,”aggettivo di recente conio che non avrebbe mai adottato nei suoi comportamenti – avrebbe richiesto quello straordinario complesso di doti che lui aveva ricevuto in dono dai suoi ancestori. Da quali ancestori aveva purtroppo ricevuto anche una predisposizione verso il tremendo e inesorabile male che lo ha ucciso con una rapidità che ha stupito anche i medici. Il Sommo Giove o Chi per Lui si è forse reso conto di aver forgiato un personaggio veramente fuori del comune e con il tempo ha pareggiato i conti. Lo ha fatto con una crudeltà inaudita che Antonello non ha mai raccolto, e questo è stato per me motivo di grande stupore. Il lamento più forte che gli ho sentito in questi mesi tremendi di aggravamento della malattia, operazioni a ripetizione e crolli sempre più gravi è stato : “E’ dura:”
Non si è mai compianto, mai disperato, mai perso la sua fiducia sul fatto che la scienza gli potesse dare aiuto. Ha avuto un coraggio da leone, senza le sbruffonate del personaggio e senza il conforto di prospettive trascendenti che non ha mai condiviso.
Nel luglio dello scorso anno, poco prima della sua prima operazione di demolizione, gli scrissi una nota che vorrei riportare, perché credo che anticipasse alla quinta potenza quello che è successo:
Caro Antonello
quello che ti andrò a dire potrebbe sorprenderti: il Pappone – immagino osserverai – non mi ha mai scritto un rigo se non per accompagnare i suoi implacabili macigni fumogeni. Se lo fa adesso, apparentemente senza macigni allegati, deve essere per qualche ragione presumibilmente collegata ai noti eventi estivi. E così è. Ma io mi permetto di sorvolare sui tuoi eventuali retropensieri e ti sottopongo quanto segue: sono veramente colpito (e affondato) per la compostezza, l’equilibrio, la forza caratteriale, la virilità “romana”(o irpino-sannita, se preferisci(la famiglia veniva da Avellino), l’ottimismo - ovviamente il sense of humor devicariisiano compagno fedele della tua vicenda esistenziale - che stai mostrando in questa non facile circostanza, con una naturalezza che ti fa veramente onore. Posso dire che non ci fai: Ci Sei (e una volta tanto non far seguire a questa mia profonda riflessione gli aggettivi che in queste situazioni solitamente ti sovvengono) nel senso kiplinghiano del termine. Sorry, ho citato un conservatore imperialista, ma sono certo che anche dalle parti vostre c’è qualche bolscevico che ha detto qualcosa del genere. Anche se, a pensarci bene, un estimatore delle oligarchie storiche che sfoggia le tue giacche di tweed anche in passeggiata (purchè le scarpe non si impolveriscano, naturalmente), può essere un bertinottiano “ma anche” un sano conservatore imperialista
Caro mio, posso dire con tutta la retorica che tu di solito e probabilmente a ragione aborri che stai dando un esempio di comportamento e di vita a tutti noi. Come dice il tuo amico Bersani, hai posto l’asticella piuttosto in alto, e sarà difficile avvicinarsi ad essa, quando arriveranno – almeno per i più fortunati - i momenti che stai passando adesso.
Ti suggerirei sommessamente a non approfittare dell’occasione per chiarire ai tuoi futuri e inconsapevoli compagni di camerata cosa pensi dei padani e degli italo forzuti (allora si è operato a Brescia, ndt), anche perché, data la situazione, credo tu sarai in minoranza e potrebbe essere difficile per qualche giorno uscire dalla stanza sbattendo la porta, abitudine legata alle intemperanze selenite del bel tempo che fu. Come ti ho già detto, il personale medico veste di verde per aderire ad un protocollo internazionale, non per adulare l’Umberto. Non te ne avere a male.
Le balene di solito hanno un grosso deretano e quindi non dovrebbe essere difficile inserirsi nel modo più acconcio. D’altra parte la tua esperienza in questo genere di operazioni – anche se in contesti tutt’affatto differenti - è piuttosto nutrita, a quanto si vocifera, e quindi cerca di raccogliere le idee, chiudi gli occhi e fai finta che sia la stessa cosa.
Un abbraccio e un arrivederci ad agosto
Andrea
Allora la balena si prestò, forse rapita dal fascino del Nostro. In seguito ha virato decisamente e non si è più rivista. Non sono stato quindi più in grado di evocare e auspicare sconcezze da caserma.
Ciao, grande uomo nonchè un po’casuale cugino (ti ho sempre considerato più che un parente un grande amico peripatetico (per le passeggiate, non per quello che pensate. Non ne aveva bisogno) e un formidabile prodiere degli FD (nonchè il migliore ufficiale di rotta dello yachting italiano, come disse una volta Straulino di lui)
Dovunque tu sia, nei Campi Elisi - o nel nostro ricordo, dal quale non uscirai più finche vivremo – vento in poppa, anzi al mascone di dritta. E, ripeto, come disse quel tuo capo selenita lustri fa, se trovi qualcuno con molte greche arronzalo pure con il tuo inarrivabile sarcasmo, fagli capire qual è la graduatoria del talento ma non sbattere la porta, come usavi fare. Ci sono le segretarie (gli angeli?), sai, la gente chiacchera, non si può mettere in crisi la gerarchia, anche se lo meriterebbe.
Un Andrea abbastanza disperato
Da: manes [gianfranco.manes@unifi.it]
Inviato: giovedì 8 luglio 2010 9.22
A: Tani, Andrea
Oggetto: antonello
Caro Andrea,
conoscendo quale rapporto di fraterna amicizia mi legava ad Antonio, puoi immaginare il mio stato d'animo. Ho letto il tuo ricordo e credo che non si sarebbe potuto descrivere Antonello in modo migliore e più aderente al suo carattere.
Un ultimo ricordo personale che voglio dividere con te. Gli ho mandato un pò in ritardo gli auguri di pasqua con il seguente messaggio: sono in ritardo per la pasqua, ma in anticipo comunque per natale. Mi ha risposto: a pasqua sto bene, a natale non lo so come starò... La sua lucidità non gli faceva sottovalutare il pericolo che sta correndo, anche se non lo dava a vedere.
L'ho poi sentito in clinica e questo mi ha molto preoccupato perchè capivo che la situazione stava degenerando.
Ci siamo dati appuntamento quando sarebbe stato meglio per vederci a cena e invece....
Adesso starà passeggiando e pianificando con qualcun altro, in attesa di farlo di nuovo con noi.
Sono affranto ed in lacrime.
Un abbraccio
Da: manes [gianfranco.manes@unifi.it]
Inviato: giovedì 8 luglio 2010 10.57
A: Tani, Andrea
Oggetto: Antonello
Caro Andrea,
non riesco a staccarmi da questo rapporto con te che eri così vicino ad Antonello.
Un altra cosa che ho raccolto da Straulino su di lui, una volta che per caso l'avevo incontrato alla Maddalena. Gli dissi che conoscevo De Vicariis e lui così l'ha definito: 'un vero gentiluomo ed una bravo marinaio'. Era un gentiluomo per nascita, nei modi e soprattutto nell'animo, ed era diventato un bravo marinaio per passione
Mi vengono alla mente tutte le nostre vasche in accademia, quando mi diceva 'pianifichiamo un pò', parlando di improbabili avventure di mare e di donne; le giornate passate insieme in barca in cui abbiamo rinnovato ed approfondito al nostra amicizia, che del resto era nata spontanea fin dai primi giorni del concorso.
Per me è sempre stato il nostro capocorso, perchè aveva le qualità umane e morali, oltrechè intellettuali, per essere un riferimento.
Non era di e per questo mondaccio ed era passato attraverso la vita con un senso di estraneità per valori troppo diversi dai suoi, con quell'atteggiamento in apparenza sarcastico e beffardo, che conosciamo bene, e che invece nascondeva una filosofia di vita troppo nobile per essere condivisa dai più. Non per questo si era ritirato in una torre di avorio, ma aveva coltivato il gusto per la passione politica, quella vera, che come hai detto non era ideologia, ma tensione morale.
Non so davvero staccarmi da tutto questo. Purtroppo oggi pomeriggio parto per Berlino per un impegno di lavoro che non posso cancellare. Forse dovrei farlo, ma ci sono altri che dipendono da questo e non posso decidere come vorrei.
Mandami il tuo cell, alla prima occasione in cui sono a Roma vorrei che ci vedessimo, sarà un come essere ancora una volta tutti e tre insieme.
Un abbraccio.
Un ricordo antico, indietro di cinquant'anni quasi, di un sorriso giovanile, aperto ma conscio.
Un ricordo recente (cena per auguri di Natale): un sorriso di chi si sente vivo, degno, libero, nonostante gli sberleffi della vita.
Buoni ricordi, per continuare a vivere.
Maurizio Salati |